Luoghi da visitare

La Cabotina di Triora: siete pronti a entrare nella casa delle streghe?

Avete abbastanza coraggio per entrare nella Cabotina di Triora, la casa dove vivevano le streghe? Se la risposta è affermativa, questo articolo fa per voi…

Si parla sempre di Triora come il paese delle streghe, ma dove vivevano (o vivono?) queste pericolose signore?

Nessun mistero, mi dispiace,  qui in paese lo sanno tutti: le streghe vivevano nella Cabotina. E non è neanche un luogo troppo difficile da raggiungere, ora vi spiego come arrivarci.

Dopo essere entrati in paese, appena passato il panificio con il suo inconfondibile profumo, una curva a gomito ci porta sul lungo rettilineo che conduce all’ingresso del centro storico. Cercate un posto qui, se siete in corriera fatevi lasciare al capolinea, è comodissimo.

Superiamo ora i portici dell’Ospedale e proseguiamo lungo la via principale fino a un caratteristico incrocio coperto; da qui usciamo dal borgo attraverso la porta della fontana soprana.

Tanto per rassicurarvi: sopra la porta abitava il boia del paese, poco oltre c’era il mattatoio davanti al quale venivano eseguite le condanne a morte. Sempre convinti di proseguire?  

Oltre la porta l’occhio quasi non regge il contrasto tra gli spazi angusti del centro storico e la vastità del panorama che si svela all’improvviso.

Davanti a noi lo spettacolo della dorsale orientale della valle Argentina, con i monti che via via diventano sempre più alti andando a nord verso il Saccarello, inframmezzati dai passi che portano in valle Arroscia.

Due enormi promontori si staccano da questa linea e scendono a valle. Sopra di essi si appoggiano i paesi di Corte e Andagna, sotto vediamo le case di Molini. C’è da rimanere a bocca aperta.

Camminando verso destra, dopo poche decine di metri, arriviamo alla discesa che ci porta alla Cabotina di Triora. Non è stato difficile, vero? 

La Cabotina è un modesto casolare diroccato dove nel XVI secolo, come recita la lapide voluta dal prelato e grande studioso di storia locale Padre Francesco Ferraironi, si pensava vivessero e operassero le streghe. Ma mi spiego meglio.

Probabilmente sapete già che Triora fu al centro di un importante processo per stregoneria. Forse però non sapete che fu uno dei più complessi a livello mondiale per durata e numero di persone coinvolte. 

Iniziò nel 1587 e si concluse solo due anni dopo con varie condanne al rogo. Molte donne morirono di stenti nelle prigioni o a causa delle torture subite. Alcune si tolsero la vita.

Sto riassumendo perché ci sarebbe veramente tantissimo da raccontare, vi prometto che approfondiremo questa storia in un altro articolo.

Le cause di questo folle processo furono molteplici. La principale sembra potersi individuare in un lungo periodo di carestia, secondo alcuni studiosi indotto dai maneggi di alcuni ricchi proprietari terrieri sul prezzo del grano. Si cercò un capro espiatorio e le streghe tornarono molto comode.

Ma chi erano davvero queste “streghe” che abitavano nella Cabotina di Triora, a due passi dalla porta della città?

Più che un singolo casolare la Cabotina era un piccolo “quartiere” periferico al di là delle mura. Qui vivevano donne ai margini della vita sociale della Triora bene, sovente anziane vedove senza un soldo o giovani di famiglie disagiate. In molte provenivano dalle zone rurali circostanti, dai pascoli o addirittura dai boschi. La questione paradossale è che il loro collegamento con la “magia” era legato a pratiche benefiche.

Queste donne infatti erano spesso depositarie di conoscenze empiriche di enorme valore in campo erboristico e in generale nella medicina tradizionale tramandata da millenni. Erano le magistrae herbarum, le signore delle erbe alle quali tutti si rivolgevano in caso di bisogno, anche nei momenti più delicati come le nascite.

Operavano nella terra di mezzo tra erboristeria e “magia”, preparando unguenti e pozioni, sistemando ossa, alleviando i dolori, spesso accompagnando i loro gesti con preghiere e invocazioni a metà tra cristianesimo e paganesimo. E’ ovvio che per trasformare queste guaritrici un po’ particolari in streghe il passo fu breve. Anche perché la Chiesa non vedeva di buon occhio queste pratiche che testimoniavano come il passato spirituale dell’Entroterra fosse difficile da estirpare.

I primi rastrellamenti avvennero proprio qui e iniziarono le confessioni estorte con la tortura. Il quadro dipinto nei verbali è grottesco.

Si arrivò ad affermare che le streghe giocavano a palla con i bambini rapiti alle madri, tirandoli dalla Cabotina di Triora alle colleghe di Andagna, Corte e Molini. Certo il panorama sembrerebbe suggerire la veridicità di questo curioso passatempo…

Con le confessioni arrivarono le delazioni, e in breve tempo finì in carcere buona parte delle donne del paese, anche quelle di nobile famiglia. Da qui il processo ovviamente si complicò ma non è questa la sede per parlarne.

Alla fine le condannate a morte vennero trasferite a Genova ma sembra che scamparono il fuoco purificatore, liberate in seguito all’intervento del Santo Uffizio. Secondo alcune ricerche sugli archivi parrocchiali potrebbero essersi rifatte una vita nel Genovesato.

Scendendo tra queste case diroccate e questi anfratti ci sembra di tornare in quel periodo buio.

Ci sembra di sentire l’odore degli animali e del cibo cucinato sul fuoco vivo, gli aromi pungenti delle pozioni e degli unguenti. Ci sembra di udire strane cantilene propiziatorie, di vedere queste donne un po’ selvagge, forse alcune anche molto affascinanti. E all’improvviso ci sembra di sentire il rumore delle armature e delle armi delle guardie, venute a prelevarle per portarle verso un doloroso destino.

Prima di andarcene indugiamo ancora un po’ per ammirare uno dei panorami più belli della Liguria.

Il Comune di Triora negli anni ha valorizzato e continua a valorizzare questo “quartiere” con punti panoramici, scalinate, pannelli esplicativi, avendo sempre cura di mantenerne il carattere autentico. Vi consiglio di approfondire il tema delle streghe e del processo nel museo etnografico e nel nuovo museo della stregoneria che troverete in paese. E naturalmente di visitare al più presto la Cabotina di Triora.

Se non avete ancora scaricato il piccolo omaggio di benvenuto del blog vi invito a farlo su questa pagina.

A presto e buona Liguria!