CERVO : La chiesa di San Giovanni Battista
Cervo è uno dei borghi marinari della Liguria che ha saputo conservare meglio le tracce del suo passato, non a caso è stato inserito nel prestigioso club dei Borghi più belli d’Italia.
In questo articolo ti porterò a conoscere il suo monumento simbolo: la chiesa di San Giovanni Battista, conosciuta anche come chiesa dei Corallini.
I corallini sono i pescatori di corallo cervesi che diedero un contributo fondamentale alla costruzione, sia in termini di trasporto dei materiali che di donazioni.
Dopo aver letto l’articolo, lo potrai utilizzare come guida per rendere ancora più interessante la tua prossima visita a Cervo, magari consultandolo comodamente con il tuo smartphone o tablet.
Iniziamo?
Nella macchina del tempo
Entrando in Cervo dalla piazza a nord del paese ti sembrerà di abbandonare il presente per tuffarti nel Medioevo.
Dopo lo spiazzo davanti all’ingresso dell’antico castello dei Clavesana inizia una serie di stradine e caruggi che si incrociano scendendo fino ai resti delle mura, nella parte bassa del borgo.
Case addossate le une sulle altre, palazzi e chiese antiche, scorci imperdibili sul mare: un gioiello raro, custodito gelosamente dalla passione dei Cervesi.
Perdendoti in queste labirinto circondato da orti e giardini, potrai visitare botteghe di artisti e artigiani, assaggiare la cucina di mare e di terra dei numerosi ristoranti, sostare nei bar per un caffé o un aperitivo con vista.
Se hai intenzione di fermarti a dormire, negli ultimi anni l’offerta si è arricchita grazie ai caratteristici bed and breakfast ricavati nelle antiche case ristrutturate.
Tutto questo ovviamente in ogni stagione dell’anno: siamo nel Ponente Ligure, che te lo dico a fare…
Girovagando per Cervo, prima o poi arriverai alla piazzetta principale, un belvedere sul mare tra i più suggestivi di tutta la Liguria.
Qui, a dominare la scena, troverai la splendida facciata barocca della chiesa di San Giovanni Battista.

Foto di Franca Vivalda – pubblicata nella pagina Facebook “I Borghi più belli della Liguria e della Costa Azzurra”
Piccola guida per scoprire la chiesa dei Corallini
La chiesa è stata progettata da Gio Batta Marvaldi, che ha dato il via alla costruzione nel 1686 lasciando poi il testimone al figlio Giacomo Filippo. I lavori sono terminati solo nel 1734.
I Marvaldi sono una vera e propria “dinastia” di architetti originaria di Candeasco, un piccolo paese dell’entroterra di Imperia. Per più di cento anni hanno lavorato nella Liguria di Ponente lasciandoci splendidi edifici religiosi barocchi: la parrocchiale di Cervo è probabilmente una delle loro realizzazioni più riuscite.
Il campanile invece è stato disegnato dal pittore Francesco Carrega di Porto Maurizio e costruito più tardi, nella seconda metà del Settecento. Nonostante questo, come puoi vedere, si inserisce perfettamente accanto alla chiesa.
La facciata è leggermente concava: sembra quasi voler accogliere i fedeli o forse abbracciare il mare e i naviganti.
In alto ci salutano le statue di San Giovanni Battista, al centro, Sant’Erasmo, a sinistra, e Sant’Antonio da Padova, sulla destra.
Entriamo nella chiesa. Il colpo d’occhio è magnifico.
E’ composta da un solo enorme spazio; per usare un termine tecnico, che mi piace perché rende bene l’idea: è ad aula unica. Questo tipo di soluzione era adottata per motivi estetici ma anche per facilitare la concentrazione dei fedeli verso l’altare maggiore.
Gli angoli prossimi al presbiterio, nascosti da due cappelle, concorrono anch’essi a indirizzare l’attenzione nella zona dello svolgimento della liturgia, con una sorta di effetto imbuto.
Se alzi lo sguardo, potrai ammirare lo splendido catino absidale affrescato da Francesco Carrega, una delle attrazioni più importanti dell’intero complesso.
Nell’affresco più ampio vediamo San Giovanni Battista che predica alla folla l’arrivo del Messia; è una scena bucolica (campestre, pastorale) che colpisce per la raffinata varietà di colori e la vivace interazione tra i personaggi che si scambiano parole e sguardi.
Nell’altro affresco è dipinto San Giovanni Battista accolto trionfalmente in Paradiso. Qui entra in gioco tutta la dimensione teatrale delle composizioni barocche, con il santo che sembra uscire dal soffitto della chiesa attraverso una prospettiva arditissima che inganna il nostro occhio.
Attorno alla scena, quattro virtù con i rispettivi simboli: Carità, fiamma e bambini allattati; Speranza, ancora; Giustizia, fascio e bilancia; Fede, croce e calice. Una simbologia ricca, che i fedeli del passato conoscevano molto bene pur non avendo studiato granché.
Nelle opere d’arte barocche spesso la vista viene ingannata attraverso giochi di prospettiva o di luce a volte davvero geniali: per riuscire a coglierli pienamente è necessaria una visita sul posto.
Questo aspetto è legato secondo alcuni allo sviluppo scientifico, che da metà del Seicento fa enormi passi avanti mettendo però nello stesso tempo in crisi l’idea di una conoscenza basata sui cinque sensi. Ti faccio un esempio: il movimento della Terra è dimostrato attraverso il metodo sperimentale e l’uso di nuovi strumenti come il telescopio, ma evidentemente va contro la nostra percezione unicamente sensoriale.
Un’altro elemento chiave di questo stile è la ricchezza decorativa: sia il soffitto che le pareti della parrocchiale di Cervo sono letteralmente coperti da complesse fantasie di stucchi su sfondi colorati. Nel Barocco si tende il più possibile a evitare spazi “vuoti”, si parla addirittura di orrore del vuoto.
L’eleganza del marmo
L’apice di virtuosismo decorativo viene toccato però nelle 8 cappelle con altare e nell’altare maggiore, in un crescendo di marmi pregiatissimi dai colori più diversi sapientemente mixati dalle mani degli scultori “marmorari”. Facciamo un bel giro in senso antiorario partendo dall’ingresso.
La prima cappella sulla destra è dedicata a San Nicola da Tolentino.
Il culto di questo santo è piuttosto diffuso in Italia centrale, ma come mai lo troviamo a Cervo? La spiegazione è collegata alla storica presenza nel paese dell’ordine degli Agostiniani, al quale Nicola apparteneva. E’ considerato anche protettore dei naufraghi.
La tela che lo rappresenta, di autore ignoto, si fa notare per la mobilità della scena e la composizione fitta di personaggi tipica del gusto dell’epoca.
La seconda cappella contiene lo splendido altare delle Anime del Purgatorio, opera del genovese Bernardo Gaggino.
Lo scultore gioca sull’alternanza di marmi bianchi e neri, interrotti da altri color senape. Le eleganti colonne tortili in marmo nero a capitello corinzio (con le foglie di acanto) danno movimento alla composizione, quasi a voler ricordare le fiamme rappresentate nella tela seicentesca.
L’idea del Purgatorio entra ufficialmente nella dottrina cattolica solo nel Duecento e diventa ben presto un tema ricorrente in ambito artistico.
Interrompe la parete una nicchia contenente il prezioso gruppo ligneo di San Giovanni Battista, opera di Marco Antonio Poggio, una deliziosa scena familiare che vede protagonisti il santo da bambino e la madre Elisabetta.
Sono presenti anche alcuni antichi reliquiari.
La cappella successiva è dedicata a sant’Antonio da Padova.
E’ ancora Gaggino a farsi notare per la straordinaria abilità nel comporre giochi di colore con marmi beige,rossastri e addirittura violacei; questa volta le colonne sono classiche, sempre con capitello corinzio.
La statua lignea del Seicento raffigura il santo in maniera molto tradizionale, con in braccio Gesù bambino e nella mano il giglio. Il fiore è un simbolo di purezza, la presenza del bambinello si spiega invece con con una visione miracolosa: il conte Tiso, amico di Antonio, aveva visto un grande bagliore uscire dalla cella del frate, si era avvicinato per paura di un incendio trovandolo invece avvolto da una luce soprannaturale con in braccio, appunto, il bambino.
Chiude questo lato, occupando come dicevamo l’angolo, la cappella dedicata alla Madonna del Rosario.
Questa volta il marmoraro è il loanese Carlo Antonio Rippa. Molto particolare la colorazione delle colonne con sfumature grigie e beige, così come i complessi intarsi dell’altare.
Interessante anche la statua della Vergine, inserita in una cornice di formelle nere su sfondo oro raffiguranti i Misteri del Rosario.
Questa simbologia mariana nata con San Domenico è molto diffusa in Liguria, probabilmente perché la Madonna del Rosario è festeggiata nel giorno della vittoria della coalizione europea nella battaglia di Lepanto contro i Turchi, che interruppe i terribili assalti dei pirati barbareschi sulle nostre coste.
L’altare maggiore è opera del genovese Antonio Pittaluga.
L’artista crea un piccolo capolavoro innestando perfettamente sulla sua realizzazione uno splendido tabernacolo preesistente. Se non ci fossero i documenti sarebbe praticamente impossibile notare questo particolare, perché la “fusione” è estremamente armonica ed elegante.
La statua in legno del Crocefisso è una delle tantissime opere attribuite a Anton Maria Maragliano, grande interprete della scultura lignea ligure a cavallo tra il Seicento e Settecento. In quel periodo a Genova si afferma prepotentemente il gusto barocco, soprattutto per l’influenza del grande scultore Filippo Parodi che era stato allievo a Roma di un certo Gian Lorenzo Bernini. Spesso le opere del Maragliano, anche per la loro straordinaria diffusione, vanno più correttamente attribuite alla sua scuola.
Attorno all’altare maggiore gravitano altre opere interessanti: una statua della Madonna del Rosario scolpita in un unico ceppo, il coro ligneo del Settecento riccamente lavorato, e il raffinato tabernacolo dove venivano custoditi gli oli santi, puro marmo bianco di fine Cinquecento.
Proseguiamo ora sull’altro lato per completare il nostro giro: siamo arrivati alla cappella che copre l’angolo a sinistra dell’altare maggiore.
Dedicata al Crocefisso, anche questa nasce dal talento del Gaggino, che si serve ancora di eleganti colonne tortili nere con scelte cromatiche simili all’altare delle Anime.
La statua del Crocefisso è nuovamente attribuibile al Maragliano. La tensione dei nervi e dei muscoli del Cristo crea qui un notevole effetto di drammatico realismo. La bottega del Maragliano era famosa proprio per la creazione degli enormi e pesantissimi crocefissi che venivano portati in processione durante le festività religiose, grazie soprattutto alla fatica dei membri delle Confraternite disseminate un po’ in tutta la Liguria.
La nostra visita continua con la cappella di Sant’Erasmo, questa volta opera del Pittaluga.
Come puoi notare, è molto simile a quella di Sant’Antonio che si trova proprio di fronte.
Il posizionamento delle cappelle richiama d’altronde quello delle statue dei due santi presenti in facciata.
A dominare la scena una bella pala d’altare che raffigura la Madonna del Soccorso, Santa Chiara e appunto Sant’Erasmo.
Il culto di questo santo è diffuso non solo a Cervo ma su tutta la costa ligure, perché è il protettore dei naviganti. Non a caso lo troviamo collegato alla Madonna del Soccorso.
Santa Chiara è legata alla difesa contro i Saraceni, anticipatori delle invasioni più tarde dei Barbareschi.
Il pulpito che interrompe la parete è antecedente alla chiesa, ma riesce comunque a inserirsi bene nel contesto barocco per la ricca decorazione.
I tre pannelli marmorei, risalenti al Cinquecento, raffigurano San Giovanni Battista, San Giorgio e la Pietà.
Anche il successivo altare intitolato a San Giuseppe è stato realizzato da Bernardo Gaggino.
La tela che rappresenta la morte di san Giuseppe è di autore ignoto ma davvero interessante e con molti caratteri tipici della pittura barocca.
Il pittore gioca sulle alternanze di zone scure e zone luminose, con una decisa ricerca della profondità dettata dal corpo del santo morente. Molto raffinata anche la tavolozza di questo artista che, come spesso accadeva all’epoca, non ci ha voluto svelare la sua identità.
L’ultima cappella di questo lato è dedicata all’Immacolata Concezione e risale al secolo scorso.
Chiude il lato il raffinato fonte battesimale in marmo, protetto da un pregevole cancello in ferro battuto del Seicento.
Gli altri affreschi della volta sono stati realizzati a fine ottocento dal pittore Graffigna di Genova dopo i danni portati dal terremoto del 1887 (se vuoi saperne di più su quella catastrofe fai un salto qui).
Come hai visto sono davvero tante le curiosità e le informazioni che si nascondono nei monumenti che hanno una storia importante come la Chiesa dei Corallini.
Quando vado alla scoperta dei tesori della nostra terra, vorrei avere sempre a disposizione qualcuno che mi faccia da guida, ma ovviamente non è quasi mai possibile.
Per questo mi farebbe davvero piacere se utilizzassi questo articolo come guida in una tua prossima visita: il mio blog è “responsive”, si adatta cioè molto bene anche agli schermi di tablet e cellulari.
Se l’articolo ti è piaciuto condividilo con i tuoi amici e magari lascia qui sotto un commento, un suggerimento, una critica costruttiva.
Prima di lasciare il blog non dimenticarti di scaricare una copia dell’ e-book “5 idee insolite per scoprire il Ponente Ligure”, spedirò il link direttamente alla tua email: è completamente gratuito.
Non mi resta che salutarti… arrivederci al prossimo Tesoro del Ponente!
(la splendida foto in evidenza è stata scattata da Marcello Alessandro e pubblicata sul gruppo Facebook “I Borghi più belli della Liguria e della costa Azzurra”)
È possibile ottenere maggiori informazioni sul dipinto del Transito di San Giuseppe? Sarei molto felice …
Purtroppo non ho altre notizie Marc, ma provo ad informarmi. Se trovi qualcosa tu fammelo sapere, mi raccomando.