Storie del Ponente Ligure

Eleonora Curlo Ruffini: una scultura misteriosa nel centro di Taggia

 

Gironzolando per le vie dei nostri centri storici capita spesso di passare vicino a palazzi, statue, lapidi che hanno una storia da raccontare. Conoscere queste storie rende di sicuro ancora più divertente e interessante la nostra visita. 

A Taggia ad esempio, seguendo la via dei portici verso monte, si raggiunge piazza Cavour, dominata da due eleganti busti in marmo posati su pesanti colonne…

 

Quello sulla destra ritrae il dottor Giovanni Battista Soleri, a cui è dedicata la via che abbiamo appena percorso. E’stato un grande medico del Seicento che si misurò anche con molti casi di peste. Fece fortuna grazie alla sua professione e destinò il suo patrimonio alla creazione di un enorme lascito, che per secoli ha permesso di studiare a molti ragazzi di Bussana, Taggia e Savona. La scultura, per me davvero molto bella, è dello scultore Lorenzo Orengo di Genova.

L’articolo di oggi però non è dedicato a lui.

Sulla parte sinistra della parete c’è il busto di una donna fiera, che tradisce un grande senso di tristezza. Sembra che debba sorridere per il ritratto, ma che faccia molta fatica a riuscirci.

Sotto il nome, Eleonora Ruffini, troviamo un misterioso rilievo. Un’aquila apre le sue grandi ali e guarda verso il cielo, poco sotto tre aquile più piccole sono voltate verso di lei e ci danno la schiena, o meglio il dorso. Qual’è il significato di questa stranissima scultura? Per capirlo bisogna cercare nella vita della fiera signora. 

Eleonora Curlo Ruffini nacque a Genova nel 1779, dalla nobile e antica famiglia taggiasca dei Curlo.

Dopo la morte della madre, si sposò giovanissima con l’avvocato Bernardo Ruffini di Finale Ligure. Era una donna molto moderna per la sua epoca: leggeva molto, studiava, aveva sviluppato idee politiche liberali. Questo non le impediva però di dedicarsi alla sua numerosa famiglia: ebbe ben tredici figli, alcuni dei quali occupano un posto di primo piano nella storia italiana

Jacopo Ruffini passò la sua giovinezza nella villa di famiglia a Taggia, poi si iscrisse a Medicina, a Genova. Uno dei suoi professori era il papà di un certo Giuseppe Mazzini. I due ragazzi si conobbero e diventarono presto molto legati; Jacopo seguendo l’amico entrò nella Carboneria.

Mazzini venne poi arrestato e, dopo una breve prigionia a Savona nella fortezza del Priamar, esiliato a Marsiglia . Jacopo a questo punto diventò il suo principale referente a Genova e uno dei suoi più importanti collaboratori nella nascita della nuova società segreta: la Giovane Italia. Nel 1833 però si consumò la tragedia.

Jacopo attirò le attenzioni della polizia piemontese scrivendo un articolo dove sosteneva che un soldato, se avesse ricevuto ordini da un tiranno, non avrebbe dovuto rispettare il suo giuramento. Mentre stava organizzando un’insurrezione negli ambienti militari venne scoperto e fatto prigioniero.

Sottoposto a pesanti interrogatori, forse torturato, fu trovato un mattino con la gola squarciata nella sua cella al palazzo Ducale di Genova. La versione ufficiale parlò di suicidio. Secondo molti fu una vera e propria esecuzione perché Jacopo era destinato alla forca e le autorità temevano sollevazioni popolari. Il cadavere fu gettato in una fossa comune.

La madre Eleonora non poté mai più riabbracciarlo.

Giovanni Ruffini, più giovane di due anni, condivise l’amicizia col Mazzini e aiutò Jacopo a organizzare la congiura del 1833. La polizia andò a cercare anche lui ma lo scambiò con il fratello Ottavio, che di politica non si interessava minimamente. Nel periodo necessario al rilascio di Ottavio, Giovanni riuscì a fuggire e a raggiungere Mazzini a Marsiglia, seguendolo poi in giro per l’Europa.

In Inghilterra si consumò la separazione tra i due. Giovanni abbracciò idee più moderate, concludendo che l’Unità d’Italia poteva essere raggiunta solo sotto la monarchia dei Savoia. Nel 1848 Carlo Alberto cancellò la sua condanna a morte e Ruffini tornò in Italia diventando anche parlamentare e poi ambasciatore.

Malvisto per il suo passato repubblicano, scelse di nuovo la via dell’esilio, stavolta volontario, in Inghilterra, Qui scrisse in inglese due romanzi interessanti che ebbero un discreto successo. “Lorenzo Benoni“, del 1853, raccontava il suo passato nella Carboneria e nella Giovane Italia. “Il Dottor Antonio“, del 1855, raccontava le vicende di un medico liberale sullo sfondo selvaggio e bellissimo della Liguria di Ponente: contribuì secondo molti al boom del turismo inglese di fine Ottocento.

Nel 1874 Giovanni si ritirò a Taggia, dove morì nel 1881.

Agostino Ruffini studiò legge a Genova e anche lui si avvicinò al pensiero mazziniano. Dopo la morte di Jacopo seguì il fratello Giovanni e Giuseppe Mazzini in esilio. Fu forse il primo a staccarsi dalle idee repubblicane dell’amico. Diventò professore di italiano a Edimburgo e tornò in Italia dopo la grazia ricevuta dal Re. Fu eletto deputato, ma a causa di una malattia dovette ritirarsi a Taggia dalla madre Eleonora: morì molto giovane fra le sue braccia nel 1855.

 

Come avrete capito l’aquila della scultura rappresenta Eleonora Curlo Ruffini nell’atto di proteggere i suoi tre figli nelle loro tribolate esistenze votate alla causa dell’Unità d’Italia.  Vi state chiedendo come mai lo scultore ha scelto proprio l’aquila, un animale non propriamente “tenero”, per rendere questa metafora così toccante?

La risposta la trovate tornando sotto i portici.

Qui sono riprodotti i blasoni di alcune nobili famiglie di Taggia tra i quali quello della famiglia Curlo: un aquila rossa incoronata in campo argento. 

Vi invito allora a rendere omaggio a Eleonora Curlo Ruffini nella vostra prossima visita a Taggia, e a pensare al coraggio con cui ha affrontato le complicate vicende dei suoi figli in nome di un ideale superiore.

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Un caro saluto e…

Buona Liguria!