Tradizioni e Folklore

La Festa di Santa Maria Maddalena del Bosco

La morte odora di resurrezione
(Eugenio Montale)

Una festa religiosa dalle radici antichissime, dove la devozione cristiana si mischia a rituali millenari. Un ballo di amore, di vita e di morte. Un’intera Comunità che riscopre la sua Storia nel momento più caldo dell’anno. Entrate nel Bosco di Taggia, non ve ne pentirete.

 

Luglio, sabato pomeriggio, sono le 16 e 30 e fa ancora molto caldo.

Il campanile suona la mezza ora: un rintocco, due…si sentono degli spari.

La città si riempie di strani personaggi. Alcuni procedono a piedi, molti a cavallo, qualcuno a dorso di mulo. Sono vestiti con abiti robusti, come se dovessero andare a lavorare nei campi o nei boschi. Indossano tutti un berretto morbido di forma allungata, nero e rosso, come quelli che si vedono nelle illustrazioni sulla Liguria di una volta.

Gli abitanti sono tutti nel Pantàn, la via storica di Taggia: stanno aspettando il raduno degli uomini col berretto. Arriva anche la banda cittadina e l’atmosfera si scalda: musica, canti, brindisi. 

Passano i minuti, non manca più nessuno. Davanti al gruppo si piazzano due cavalieri che sembrano essere i capi. Sono vestiti come gli altri ma portano sul petto una fascia diagonale. Dietro di loro tutto il corteo si muove verso la chiesa parrocchiale, la costeggia da dietro e si ferma sul sagrato. Il parroco li sta aspettando e li benedice.  

Il corteo ora sale nel cuore della città vecchia, incrocia via san Dalmazzo e prosegue verso l’alto, in mezzo ai carruggi. Il suono degli zoccoli sui ciottoli e sul selciato sembra provenire da un’altra epoca. Continuano i canti, continua la musica. Dopo aver passato Santa Lucia, fanti e cavalieri raggiungono il punto più alto della città, il castello dei Clavesana, e abbandonano l’abitato. 

Chiesa di Santa Lucia – foto sanremonews

La processione continua tra le campagne e il bosco, sempre in salita, fino a un luogo dal nome misterioso di Arbareu. Tutti si fermano a riposare, aspettano chi è rimasto indietro. Ma è già ora di proseguire. Si arriva verso Campi ed è il momento di fare un’altra sosta. C’è una cappelletta dedicata a Santa Rita, ci sono anche alcune persone che probabilmente abitano nei dintorni. Offrono vino e sardenaira agli uomini col berretto rosso e nero. 

Quando anche gli ultimi ritardatari hanno bevuto, il corteo si rimette in marcia. Lo lasciamo mentre scompare, inghiottito dal Bosco.

I Maddalenanti

Questa insolita carovana è formata dai componenti della Compagnia di Santa Maria Maddalena del Bosco. Sono diretti alla chiesa e all’eremo dedicati alla Santa, a circa tre ore di cammino da Taggia. Lo fanno tutti gli anni, da secoli, la vigilia della domenica più vicina al 22 di luglio.

Sembra che il nucleo originario di questo edificio sacro immerso nei boschi sia stato costruito dai Benedettini provenienti da Borgo San Dalmazzo, i monaci operosi che avevano rilanciato l’economia agricola del Ponente Ligure dopo le invasioni dei Saraceni. Dopo la partenza dei Benedettini, la proprietà passò prima ai Domenicani e poi alla Compagnia di Santa Maria Maddalena, nata ufficialmente nel 1716.

La società dei Maddalenanti è presieduta da un capo e un vicecapo, il Contestabile e il vice Contestabile, eletti il 29 di giugno di ogni anno; dal 1936 sono affiancati da due donne, la Contestabilessa e la vice Contestabilessa. Il capo deve impegnarsi a far rispettare lo statuto e a coordinare le numerose attività: la festa di luglio, gli eventi collaterali, l’assistenza ai soci malati, il suffragio dei defunti.

La tradizione di recarsi alla chiesa nel bosco è però molto più antica della costituzione della Compagnia, è parte di una devozione che unisce la Provenza e la Liguria e affonda le radici nel passato pagano di queste terre.

Santa Maria di Magdala

Maria Maddalena è un personaggio chiave dei Vangeli. Spesso viene citata direttamente ma molte volte si confonde con altre figure femminili, rendendone piuttosto complessa l’identificazione. 

Luca scrive che Gesù libera Maddalena da sette demoni e lei diventa parte del suo seguito. Giovanni la colloca vicino a Gesù nel momento della crocefissione, ma soprattutto ci dice che è la prima testimone della Resurrezione: scopre il sepolcro vuoto, incontra il Cristo e riceve l’incarico di annunciare il prodigio ai discepoli. 

In un altro passo del Vangelo di Giovanni viene collegata a Maria di Betania, sorella di Lazzaro. Questa donna deterge i piedi di Gesù, li asciuga con i suoi lunghi capelli e li unge con olio di nardo. Una lavanda quasi cerimoniale che si ripete in un altro episodio citato da Luca: la protagonista questa volta è una peccatrice/prostituta senza nome, identificata anch’essa con Maddalena. Ma non è finita: anche l’adultera salvata dalla lapidazione è accostata spesso a Maria di Magdala.

Nel Medioevo la figura di Maddalena come peccatrice convertita, perfetta per educare i fedeli al pentimento, prenderà il sopravvento su tutte le altre. 

Il culto della Maddalena in Provenza e a Taggia

Quella che ci interessa da vicino è però un’altra tradizione medievale, quella che porta la Maddalena molto vicino alla Liguria.

Secondo questa leggenda, dopo la morte di Gesù, Maddalena va via dalla Palestina insieme ai suoi familiari e ad alcuni discepoli. Dopo un viaggio prodigioso via mare attraverso il Mediterraneo, approda infine a Marsiglia o a Saintes Maries de la Mer, in Camargue. Qui inizia la sua opera di evangelizzazione fino alla decisione di ritirarsi come eremita in una grotta isolata. Dopo anni in solitudine e penitenza, riceve un giorno la visita degli angeli che la avvertono della sua prossima morte. Maddalena torna allora nella vicina città per ricevere l’ostia dal vescovo Massimino e morire subito dopo.

La grotta, la Sainte Baume, è tuttora venerata da migliaia di fedeli e i presunti resti del corpo della santa sono sepolti nella cripta della cattedrale di Saint-Maximin

Foto Itto Ogami – Panoramio

A Taggia il culto della Santa venne portato probabilmente dai Benedettini o dai lavoratori che si recavano stagionalmente in Provenza. In molti infatti si spostavano attraverso le strade dell’interno per guadagnare qualche soldo, spesso venendo impiegati nella raccolta della lavanda, uno dei simboli della festa di Taggia.

Una tradizione locale vuole che la Maddalena abbia realmente dimorato nel bosco di Taggia, dormendo in una grotta nei pressi della chiesa attuale. E’uno stretto anfratto con due uscite, difficile da attraversare, chiamato Bauzu. Dicono che chi ci passa in mezzo guarisce dai mali del ventre.

Il Ballo della Morte

Ma torniamo ai nostri uomini con berretto rosso e nero.

Una volta raggiunta la chiesa i Maddalenanti trovano i cuochi che già da qualche ora stanno preparando da mangiare. Si sta facendo scuro, si accendono le lampade nella corte. Inizia una cena all’aria aperta che trascorre in amicizia, tra canti e solenni bevute di vino. Alla fine si dorme attorno alla chiesa, nel bosco, ma si dorme ben poco perché gli scherzi e la baldoria durano fino a tarda ora.

Il mattino della domenica salgono le donne per dare una mano nella preparazione della colazione e del pranzo conviviale. Dopo il caffé i Maddalenanti sistemano lo spazio del cortile. E’ arrivato il momento solenne della Santa Messa. I graduati, cioè Contestabile e Contestabilessa con i rispettivi vice, vi assistono in prima fila su appositi sedili.

Si avvicina il mezzogiorno. Più di cento persone partecipano a uno splendido pranzo di campagna come quelli di una volta, tutti stretti sotto il pergolato per proteggersi dalla calura estiva. Dopo un paio d’ore di abbondanti libagioni, all’improvviso scende il silenzio. 

Nello spazio sgomberato in mezzo al cortile due uomini iniziano a danzare. Uno interpreta una donna, a Lena, la Maddalena, l’altro u Masciu, il maschio. Ballano insieme, si distaccano. Lui corteggia lei che non ne vuole sapere. Lei corteggia lui che la respinge. Ora la musica si fa più triste. La Lena si ferma, si sdraia su una coperta, sembra che stia male. Un momento: ora sembra proprio che sia morta. Il maschio è disperato, prova a rianimarla. Ma non succede nulla. A un certo punto il Maschio tira fuori dalla camicia un mazzo di lavanda, lo passa sul corpo della Lena, le massaggia il petto. E la Lena si rianima, rinasce, si rialza con un balzo. I due si abbracciano e ballano insieme al ritmo della musica che ha ripreso vigore, i presenti esultano lanciandosi mazzetti di lavanda.

Un ballo misterioso, che nasconde probabilmente un rituale molto antico. Vediamo di capirci qualcosa di più.

La festa della Maddalena del Bosco, insieme ad altre che si svolgono in tutta Italia, ricorda molto da vicino tutta una serie di feste della mietitura e del raccolto dell’Europa pre-cristiana. Una di queste era Lughnasadh, propria del mondo celtico. Si celebrava il momento in cui la terra ripagava l’uomo del lavoro dei campi, scaldata e resa fertile dal sole nei giorni più lunghi e più caldi. Con la mietitura arrivava la fine delle attività agricole di un anno e l’inizio, dopo un periodo di pausa, di quelle dell’anno successivo. La falce, non ha caso strumento della Morte, recideva le spighe del grano che sarebbero poi ricresciute. L’eterna ruota delle stagioni e della vita.

Nel Ballo della Morte c’è tutto questo. E’ presente una parte erotica, quella del corteggiamento, con i due attori simbolo del principio maschile e di quello femminile, quindi della fertilità. Ma soprattutto è forte l’elemento della morte e della resurrezione. La Lena rappresenterebbe appunto il ciclo agricolo che muore con la speranza di ricominciare di lì a poco. La spiga di lavanda sostituisce la spiga di grano.

Anche Maria Maddalena, la peccatrice redenta, è un simbolo forte di rinascita: quella da una vita vissuta nel peccato a una nuova vita di santità.

La festa di Santa Maria Maddalena è straordinaria perché contiene due elementi di sacralità: uno legato alla tradizione cristiana e uno legato alle religioni più antiche.  

Dopo il ballo i Maddalenanti preparano dei bastoni con sopra legata la lavanda. A quello del Contestabile viene legato anche del cibo, un buon auspicio per il prossimo raccolto.

E’ arrivata l’ora di mettersi in cammino per il ritorno. 

L’ingresso in Taggia è trionfale. Tutta la città attende la carovana tra gli applausi e il suono dei mortaretti. Ovviamente in testa c’è sempre il Contestabile.

Il ballo della morte viene replicato in due piazze, questa volta è la banda cittadina ad accompagnarlo. In tutto quindi si ripete per tre volte, numero decisamente simbolico.

E’ la conclusione solenne di una giornata festosa che affonda le sue radici nella notte dei tempi. 

Per tutti gli approfondimenti possibili sulla festa di Santa Maria Maddalena del Bosco, e per altre interessanti chiavi di lettura sul Ballo della Morte, vi do un consiglio che dovreste seguire. Questo articolo è nato dopo aver letto un libro scritto dall’amico Giacomo Revelli, ex compagno di liceo e soprattutto di partite di calcio. Si chiama “A Madaena – La Festa di Santa Maria Maddalena del Bosco a Taggia” e contiene anche un saggio di Paolo Giardelli. Ci troverete tutto quello che volete sapere su questa festa. Potete acquistarlo sul sito delle Edizioni Zem o chiedere alla Libreria Atene ad Arma di Taggia. Credetemi, ne vale davvero la pena.

Un’altra cosa importante. Nel 2017 la festa di Santa Maria Maddalena inizierà sabato 22 luglio, proprio il giorno dedicato alla Santa, e si concluderà domenica 23. Un’idea perfetta per passare una domenica pomeriggio veramente interessante sarebbe quella di salire dopo pranzo a Taggia, magari dopo una mattinata sul mare di Arma, e visitare il centro storico. E’ secondo per dimensioni in Liguria solo a quello di Genova, che è considerato uno dei più grandi in Italia. Qui potrete aspettare le ore più tarde del pomeriggio e attendere il festoso ritorno dei Maddalenanti, assistendo così alle due repliche del Ballo della Morte. Entrerete di persona in una tradizione di enorme importanza culturale che per fortuna ogni anno si rinnova, grazie alla passione della Compagnia della Maddalena e alla partecipazione dell’intera comunità.

Per un assaggio vi invito a guardare questo video realizzato da Zemiafilm.

Se non avete ancora scaricato la guida di benvenuto potete farlo qui. Non mi resta che salutarvi e darvi appuntamento al prossimo articolo.

Mi raccomando, condividete come meglio credete. 😉

Buona Liguria a tutti!