GIARDINI HANBURY: il PARADISO sul MEDITERRANEO
I giardini Hanbury sono una tappa obbligata per chiunque venga a visitare il Ponente Ligure.
E’ uno dei luoghi più affascinanti della Riviera e, non sto esagerando, di tutta la costa mediterranea. Qui l’immaginazione e la mano dell’uomo si sono fusi perfettamente con le meraviglie della Natura.
Capo Mortola si trova tra Ventimiglia e Mentone, adagiato sul mare e protetto dalle montagne. Il clima mite che lo caratterizza ha permesso un miracolo botanico con pochi eguali al mondo. Il parco è giustamente inserito fra le candidature italiane alla lista dei siti Patrimonio dell’Umanità.
L’inventore di un luogo incantato
La mia prima volta ai giardini Hanbury risale ai tempi delle scuole elementari. Ricordo perfettamente che nel corso della visita mi sembrava di essere stato teletrasportato sul set dello sceneggiato “Sandokan”, all’epoca seguitissimo. Piante esotiche, oggetti di sapore coloniale, scogliere spazzate dalle onde: un vero e proprio viaggio in luoghi lontani.
Sir Thomas Hanbury era infatti un tipico personaggio dell’epoca vittoriana, figlio di una borghesia emergente interessata ai viaggi, alle esplorazioni, alla scienza e, perché no, al guadagno.
Il fondatore dei giardini era diventato ricchissimo commerciando con la Cina e veniva considerato un esponente di spicco della comunità inglese di Shangai, meritandosi il titolo di baronetto.
Tornato in Europa, aveva girato vari paesi finendo in Costa Azzurra per motivi di salute. Durante una gita nella vicina Riviera Ligure si era letteralmente innamorato di Capo Mortola, decidendo di acquistare l’antica tenuta della famiglia Orengo, con il palazzo fatto costruire nel medioevo dai precedenti proprietari marchesi Lanteri.
Nel 1867 Sir Thomas da inizio alla sistemazione del terreno intorno alla villa, con la collaborazione del fratello botanico Daniel Hanbury e soprattutto di un grande “inventore” di giardini attivo all’epoca nell’estremo Ponente Ligure, il tedesco Ludwig Winter. Vengono acquistati semi ed essenze da tutto il mondo, organizzati gli spazi dove ospitare le piante e gli alberi messi a dimora, risistemati gli edifici esistenti, affiancando a un sogno estetico un progetto botanico e scientifico che in pochi anni diventerà un’eccellenza apprezzata in tutta Europa.
- Daniel
- Thomas
- Winter
E’ giusto ricordare anche la particolare sensibilità di Hanbury per chi aveva bisogno: una parte ingente dei suoi averi venne sempre destinata a svariate opere di beneficenza in tutto il mondo, da Ventimiglia a Shangai.
Alla morte di Sir Thomas il testimone passerà al figlio Cecil e alla nuora Dorothy, che ne continueranno il lavoro ampliando le collezioni e rendendo ancora più affascinanti i giardini Hanbury con ricercate soluzioni paesaggistiche.
Nel 1960 l’intera tenuta viene acquistata dallo Stato italiano, affidata prima all’Istituto Internazionale di Studi Liguri e successivamente all’Università di Genova, che attualmente la gestisce.
La visita
Visitare i giardini Hanbury significa esplorare un promontorio partendo dall’alto per raggiungere il mare e risalire. Una passeggiata che non dimenticherete facilmente, ve lo assicuro.
All’ingresso vi verrà consegnato un dettagliato depliant con un percorso di discesa, segnato in rosso, e uno di salita, in blu. Io vi consiglio di seguirli se siete alla prima visita, per le successive, che molto probabilmente deciderete di fare, potrete muovervi più liberamente.
Partiamo?
Dopo aver sceso la prima scalinata svoltiamo a sinistra entrando nella zona delle piante succulente, caratterizzate dall’abitudine a convivere con la penuria di acqua.
Accanto a esemplari ormai conosciuti come agavi, aloe, cactus, possiamo ammirare molte specie rare perfettamente a loro agio in questo microclima, che si fanno ammirare per le spettacolari fioriture. Raggiungiamo in breve la fontana Nirvana, primo di una serie di deliziosi “arredi” perfettamente inseriti nel contesto vegetale. All’interno dei giardini Hanbury a volte prende il sopravvento l’opera dell’uomo, altre quella della natura, ma sempre all’insegna di una delicata armonia.
Questo aspetto ci sembra ancora più evidente poco più sotto, quando dopo una curva arriviamo al Tempietto delle Quattro Stagioni, una sorta di gazebo circolare con copertura in metallo lavorato, davvero molto scenografico. Sotto di esso sono sepolte le ceneri di Dorothy Hanbury.
La presenza di una giara è uno degli esempi di come gli Hanbury abbiano sempre voluto mantenere saldo il legame tra la tenuta e la tradizione della terra ligure.
Da qui parte una scala che porta alla Fontana della Sirena, possiamo raggiungerla però più comodamente continuando il percorso rosso che disegna una esse rovesciata, permettendoci di scendere attraverso la vegetazione rigogliosa e portandoci davanti all’ingresso del cortile nord del Palazzo.
Invece di entrare nell’area della Villa, la vedremo salendo, proseguiamo a sinistra iniziando a perderci nei pergolati. Il primo che incontriamo è chiamato Topia, davvero spettacolare per l’armonia delle forme e per gli splendidi esemplari di rose che contiene lungo il suo viale.
Lo percorriamo interamente raggiungendo il Rondò Vecchio. Ci troviamo ora sul lato più orientale del giardino e possiamo goderci la vista sul capo Sant’Ampelio, che insieme a Capo Mortola chiude la parte di costa sulla quale prendono il sole Bordighera, Camporosso e Ventimiglia. Qui è ancora zona di succulente come questo bell’ esemplare di aloe in fiore.
Scendiamo ancora nel livello inferiore e troviamo altre due interessanti fontane: alla nostra destra la Fontana del Drago, completata in basso dalla Fontana delle Sfingi.
La prima è un azzeccato quanto inusuale connubio tra l’arte orientale e quella neoclassica, con un drago giapponese in bronzo che sembra voler tenere prigioniera una delicata statua in marmo raffigurante una schiava, minacciando gli eventuali possibili salvatori con le fauci spalancate. Noi europei avviciniamo la figura del drago all’elemento fuoco, nel paese del Sol Levante è invece collegato all’elemento acqua, anche come divinità.
Pochi gradini sotto la fontana delle Sfingi voltiamo decisamente a destra, dove un terrazzamento molto particolare suddiviso da archi vegetali ci conduce fin sotto il Palazzo.
In questa zona molto soleggiata vengono coltivati soprattutto fiori, in particolare nella porzione occidentale ne troviamo alcuni famosi per le loro fragranze che danno appunto il nome al Giardino dei Profumi.
Tornando indietro non possiamo fare a meno di notare sotto di noi un’ imponente ma slanciata costruzione che ricorda lo stile diffuso dagli Arabi in Spagna e in generale l’architettura musulmana.
Il Mausoleo Moresco sembra davvero essere stato prelevato direttamente da un giardino di Siviglia o Granada e rimaniamo stupiti ancora una volta per la perfetta sintonia di questa costruzione con il contesto naturale. Qui sono custodite le ceneri di Sir Thomas e della moglie.
Risaliamo e imbocchiamo il Viale dei Cipressi che ci riporta verso il centro del giardino. In questo modo, attraversando un’ ariosa scalinata chiamata Viale Vista Nuova, possiamo immergerci nel cuore del settore dedicato alla foresta australiana, pieno di imponenti alberi di eucalyptus,.
Arriviamo così ad un ponticello sospeso su una strada che sembra attraversare da est a ovest l’intero parco, da l’idea di essere molto antica ma il fondo si mantiene ancora ottimamente.
Siamo esattamente sopra l’antica Via Julia Augusta, spesso chiamata anche Via Aurelia (della quale è in realtà il proseguimento), ovvero la strada usata dalle legioni romane per raggiungere la Gallia. Siamo cioè al cospetto di uno delle arterie più importanti dell’Impero Romano, di importanza fondamentale per la storia europea.
Invece di scendere scegliamo di costeggiare la strada romana fino a raggiungere un’ampio spazio soleggiato, limitato a nord da coltivazioni di acacie fra le quali notiamo un’altra bella fontana sormontata dalla statua di un fauno: pensate, ci troviamo nel primo campo da tennis privato d’Italia e davvero viene spontaneo immaginare ricchi gentiluomini e gentildonne inglesi sfidarsi indossando candide camicie in stile Wimbledon in mezzo a questo verde.
Torniamo indietro e passiamo il ponte per iniziare la parte finale della nostra discesa verso il mare. La parte inferiore del parco è un enorme frutteto quasi pianeggiante, circondato da pini e palme. Un viale delimitato da piante di ulivo e cespugli fioriti separa coltivazioni di agrumi di qualità diversissime da una zona di piante da frutto esotiche.
Ormai siamo abituati a trovare sugli scaffali dei supermercati sempre le stesse tipologie di frutta, quelle che sono più adattabili alle “sacre” leggi della produzione e del mercato. Luoghi come i Giardini Hanbury sono importanti anche come simbolo della difesa della biodiversità, senza la quale il nostro mondo diventerebbe un posto molto più noioso.
Qui la mano dei costruttori ha lasciato spazio ad un ordine prettamente agricolo, senza la presenza di scenografie particolari.
Fa eccezione una struttura simile a un tempietto, contenente una bella pietra da macina prelevata da un mulino della zona. Anche qui si nota come gli Hanbury non abbiano voluto snaturare la “liguritudine” di Capo Mortola, che come stiamo vedendo ritroviamo spesso accostata a elementi provenienti da diversi paesi del mondo.
Siamo finalmente arrivati sul bordo del mare. Nell’antica lavanderia della tenuta è stato ricavato un punto di ristoro dove possiamo fare una pausa godendoci una splendida vista sul Mediterraneo. In questa parte della piana venivano coltivate le verdure e le aromatiche per il consumo della Villa, ancora oggi è presente una vasta collezione di salvie.
E’ venuto il momento di ritornare verso l’ingresso, seguendo ora il percorso contrassegnato dal colore blu.
Iniziamo il nostro itinerario camminando in mezzo alle palme e ai pini d’Aleppo, nella porzione di giardino delimitata dal muro di protezione sul mare, verso levante.
Alla nostra destra notiamo un edificio di servizio che serviva da stalla; colpisce la cura dei particolari con cui veniva affrontata perfino la realizzazione di costruzioni destinate a fini puramente pratici.
Ancora pochi passi sotto il sentiero protetto dai pergolati e arriviamo a un altro grazioso punto di sosta, il Pozzo Veneto.
Continuiamo la nostra passeggiata passando a fianco della vecchia falegnameria e abbandoniamo la piana superando nuovamente la strada romana. Prendiamo ora a destra ritrovandoci in un lungo camminamento parallelo alla via Julia Augusta.
Qui troviamo delle piante molto particolari con bellissimi fiori a forma di campana, le brugmansie. L’aspetto così piacevole nasconde la presenza di sostanze molto potenti, con effetti curativi ma anche allucinogeni, altamente tossiche se utilizzate in maniera scorretta. Per queste sue caratteristiche la brugmansia veniva impiegata in sudamerica dagli sciamani delle tribù nei riti religiosi.
Voltiamo a sinistra per attraversare nuovamente la foresta australiana passando in un vialetto alternativo a quello della discesa e ritorniamo alla fontana dove il drago tiene prigioniera la bella schiava. Il parco è interamente attraversato da sentieri che si rincorrono, regalando la possibilità di punti di vista sempre diversi.
Ci allontaniamo dal minaccioso mostro infilandoci sotto la Pergola Fiorentina e raggiungiamo finalmente il cortile sud della Villa, da dove si può godere una vista eccezionale sul mare.
Su questa terrazza troviamo il Pavillion, un altro tempietto dove gli Hanbury ed i loro ospiti potevano ripararsi e apprezzare il panorama in tutte le stagioni dell’anno.
La facciata sud del palazzo è caratterizzata da una splendida loggia in marmo , sorretta da colonne tortili con i capitelli in stile corinzio. Ancora una volta è chiaro l’intento di armonizzare l’elemento architettonico con il paesaggio, in questo caso grazie alla forma del fusto delle colonne che sembra avvolto da un rampicante esotico proveniente da chissà quale giungla.
Giriamo intorno alla Villa e arriviamo al cortile nord. Alla nostra sinistra troviamo un’interessante campana in bronzo proveniente da un tempio giapponese, completamente decorata e coperta di iscrizioni.
Nel portico di entrata un bel mosaico di fine ‘800 ricorda Marco Polo, probabilmente scelto come personaggio simbolo e pioniere delle esplorazioni in Oriente che molti secoli dopo fecero le fortune degli Hanbury. Sembra tutto piacevolmente collegato.
Possiamo uscire dall’area del Palazzo attraverso il passaggio dietro la fontana. Proseguiamo così verso nord costeggiando il confine orientale della tenuta e raggiungiamo la Casa Rustica, altro edificio chiave della vita del parco. Questo era infatti il cuore pulsante della parte scientifica e botanica del progetto di sir Thomas, che custodiva qui anche alcuni reperti archeologici.
Come potete vedere ogni punto di interesse, sia esso la pianta che state ammirando o una particolare costruzione, è corredato da semplici ma esaurienti spiegazioni.
Torniamo verso la Villa per poi svoltare decisamente a sinistra. Dopo pochi metri a destra sia apre il viale delle Cycas, che riporta al Tempietto delle Quattro stagioni.
Continuando la risalita si raggiunge invece l’area del palmeto, dove questi alberi convivono con altre piante che ci regalano ancora meravigliose fioriture.
Siamo ormai al termine della nostra visita. Spero che vi siate divertiti e voglio concluderla con un augurio.
Sulla parte posteriore del portone di ingresso, quella che vediamo uscendo, è stato scolpito l’ideogramma cinese “Fô” che significa “Felicità”.
Mi piace pensare che questo non sia una caso.
Se fosse stato inserito per chi entrava, avrebbe comunicato il messaggio che la felicità si trova all’interno del giardino.
Il posizionamento a favore di chi esce sembra invece volerci far capire che la felicità acquisita grazie alla bellezza e alla pace del parco deve essere portata con noi al di fuori di esso, tornando alla vita caotica di tutti i giorni.
E con questo finale altamente filosofico 🙂 vi saluto e auguro tanta Fô a tutti!
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Al prossimo Tesoro del Ponente!
Informazioni utili
Grazie alla professionalità dell’Università di Genova e della Cooperativa Omnia di Ventimiglia, i Giardini Hanbury possono essere vissuti in vari modi, attraverso visite, percorsi didattici, eventi e molto altro. Per info e approfondimenti il sito, davvero molto ben realizzato, è http://www.giardinihanbury.com/.
Per arrivare a La Mortola prendete l’uscita Ventimiglia dell’Autostrada dei Fiori. Una volta raggiunto il centro della città di confine seguite le indicazioni per la Francia. Superato l’abitato di Latte prendete la strada che sale verso la frontiera di Ponte San Luigi e dopo pochi chilometri troverete sulla vostra sinistra l’ingresso del parco.
Complimenti!
Bell articolo, è da anni che non visito gli Hanbury…mi avete fatto voglia di tornarci al piu’ presto….per rivedere la “liguricita’” mista all’esoticita’
Grazie Massimo, data la varietà di piante ogni periodo dell’anno è buono per una visita!