L’affascinante passato di Diano Marina in un Museo da non perdere
Vado spesso a fare un giro a Diano Marina con la mia famiglia. E’una città tenuta molto bene, con un bel centro chiuso alle auto, vivo, con negozi e locali sempre aperti. Le spiagge di sabbia fine attirano i turisti durante l’estate, mentre d’inverno è piacevole passeggiare sul lungomare che poi prosegue verso quello di San Bartolomeo. E poi siamo vicinissimi a due borghi assolutamente da visitare come Diano Castello e Cervo.
Insomma: ti invito a farci un salto appena ne avrai occasione, almeno per una domenica. Sono sicuro che ci tornerai volentieri.
Una delle cose che ti consiglio di vedere è senz’altro il Museo Civico del Lucus Bormani, dove ti verrà raccontato il passato, interessantissimo, di questa comunità. Se avrai un po’ di pazienza vedremo insieme cosa significa questo nome misterioso.
Il museo civico di Diano Marina si trova nel Palazzo del Parco, un’elegante villa di fine Ottocento al civico 60 di Corso Garibaldi. Entrando potrai visitare la sezione mineralogica e quella risorgimentale, ricca di cimeli legati alla spedizione dei Mille. C’è anche la bandiera di uno dei piroscafi su cui si imbarcarono i garibaldini.
Salendo al secondo piano arriviamo alla sezione archeologica, quella di cui vorrei parlarti quest’oggi.
Veniamo accolti da un archeologo preparato e disponibile che ci parla di quello che stiamo per vedere. Nelle dieci sale del museo civico scoprirai la storia di Diano Marina dalla preistoria alla fine dell’Impero Romano.
Cominciamo dal Paleolitico, a cui risalgono molti reperti rinvenuti nella zona. Utensili primitivi che aiutavano la vita dell’uomo, fossili, resti animali, come le corna di un cervo molto ben conservate: tutto davvero interessante. Qui riceverai anche informazioni sull’ambiente del golfo dianese e sulle vicende della ricerca archeologica in questo territorio.
Come altre realtà espositive della provincia, anche il museo di Diano Marina è organizzato in maniera moderna e divertente. I pannelli sono di veloce lettura e hanno una grafica gradevole, come puoi vedere anche dalle foto
Si prosegue con l’Età del bronzo, a cui risale una preziosa ascia ritrovata a Diano Arentino, nel primo entroterra. Design di qualche secolo fa che ha resistito bene al passare del tempo. Si pensa che in questo periodo potesse essere presente anche un primo insediamento vicino al mare.
E’ poi la volta dell’Età del ferro. La zona del dianese faceva parte del territorio dei Liguri Ingauni che ci hanno lasciato diverse tracce della loro presenza; alcune anfore da vino documentano ad esempio gli scambi commerciali con la vicina Marsiglia. Molto suggestiva la ricostruzione del focolare ritrovato in via Villebone.
Le sale successive testimoniano il progressivo controllo romano della costa dopo secoli di tormentate lotte con i Liguri. I Romani consideravano i Liguri tra i più difficili avversari incontrati sul loro cammino.
Nella quarta sala potrai vedere un calco del cippo ritrovato in località Chiappa che segna il passaggio della via Iulia Augusta e la distanza da Roma, 553 miglia. La complessità della rete stradale romana lascia sempre increduli.
Si passa poi a uno spazio dove troverai informazioni sui viaggi degli uomini e delle merci in epoca romana. Nel golfo di Diano è stata ritrovata un’importante nave da trasporto romana. Qui potrai vedere alcune anfore che facevano parte del carico insieme agli enormi dolia custoditi ora nel museo navale di Imperia.
Il museo di Diano è anche dotato, nella sesta sala, di alcuni computer che i visitatori possono utilizzare per le loro ricerche.
E’ arrivato il momento di parlarti del misterioso nome di cui ti accennavo prima, siamo nelle stanze 7 e 8. Lucus Bormani era una mansio, cioè una stazione di sosta lungo la via Iulia Augusta. Si trovava esattamente a metà strada tra Albenga e l’altra mansio di Costa Balenae, oggi nel Comune di Riva Ligure. Qui i viaggiatori potevano pernottare riposandosi ed evitando i pericoli delle ore buie.
Il nome Lucus Bormani è affascinante. Significa bosco sacro a Bormanus, una divinità celto ligure collegata al culto delle acque di sorgente. Proprio a questo culto si sovrappose quello della dea Diana, che da il nome alla città e a una serie di altri comuni dei dintorni.
Nelle sale 9 e 10 sono conservati molti oggetti usati quotidianamente proprio nella mansio di Lucus Bormani fino alla fine dell’Impero Romano e al successivo breve periodo bizantino. Verso il VII secolo la mansio venne definitivamente abbandonata perché troppo esposta alle scorrerie dei pirati che ormai imperversano con il venir meno della sicurezza del periodo imperiale. Gli abitanti fondarono nei secoli successivi il più difendibile Castrum Diani, l’attuale Diano Castello.
Qui troverai piccoli interessanti oggetti come dei curiosi pesi da telaio o i resti di strutture più grandi come quelli dell’“impianto” di riscaldamento, ipocausto, usato nelle terme. Molto interessanti i resti di una tomba a cappuccina, una sepoltura da poveri dove il corpo del defunto era protetto da tegole di argilla che formavano una specie di tenda. I sarcofagi in marmo erano roba da ricchi.
Ti assicuro che questa full immersion nella storia antica di Diano, presentata in modo cosi gradevole e immediato, sarà davvero una bella esperienza. Poi, come ti dicevo, potrai continuare la tua giornata con una passeggiata sul mare o tra i negozi, finendo magari in bellezza con un’aperitivo nei dehors dei bar del centro o con una cena.
Direi che non c’è altro da aggiungere, appena hai una domenica libera segui il mio consiglio, mi raccomando.
Dimenticavo: se sei nuovo sul blog e non hai ancora scaricato il piccolo omaggio di benvenuto, puoi farlo su questa pagina.
Buona Liguria!
Informazioni pratiche
Trovi gli orari del museo sul sito internet a questo indirizzo.
Grazie. Sempre stimolanti questi post . Non vedo l ora di visitare il museo! Quando posso nei we liberi esploro il ponente ligure e questi consigli sono preziosi. Alla prossima scoperta….
Grazie Maria, al prossimo articolo allora!