Il nuovo Museo della Stregoneria di Triora
Le streghe hanno smesso di esistere quando noi abbiamo smesso di bruciarle.
(Voltaire)
Visitando il nuovo museo di Triora dedicato alla Stregoneria si entra in un mondo magico e misterioso. Un mondo che la società moderna ha messo da parte, ma che rimane forte nella nostra cultura e nelle nostre paure. Attraverso un percorso appassionante, potrete comprendere come nacque la figura della strega e come iniziò la folle caccia che colpì l’Europa per almeno tre secoli. Una pagina triste della storia di cui il processo di Triora del 1587 è uno degli episodi più significativi. Prima di salire ad ammirare il museo con i vostri occhi, permettetemi di presentarvelo in questo articolo.

Foto di Andrea Bosio dalla pagina www.archilovers.com
L’allestimento del museo di Triora è stato realizzato nel Palazzo Stella, antica dimora nobiliare recentemente ristrutturata che si affaccia sulla piazza della chiesa. Attualmente è composto da quattro sezioni collocate sullo stesso piano, ma il progetto prevede l’utilizzo a breve dell’intera struttura. Vi assicuro che entrerete da subito in un racconto coinvolgente grazie agli spazi progettati dall’architetto Luca Dolmetta, che permettono al pubblico di interagire con l’esposizione.
Nella prima sezione potrete ammirare alcuni oggetti rarissimi provenienti da diversi paesi del mondo, tutti collegati al pensiero magico. Si tratta della collezione Pio Breddo, acquistata dall’associazione turistica Pro Triora con felice intuizione.
Il pensiero magico è la cornice necessaria per capire il museo. E’ l’insieme delle credenze e delle superstizioni legate all’occulto, ormai lontane dal nostro quotidiano ma ancora vive nel nostro immaginario. La loro presenza è forte nel recentissimo passato dell’Occidente e nel presente di molti paesi del mondo. Il pensiero magico ci viene presentato attraverso le modalità con cui si “trasforma” in realtà: gli oggetti magici appunto.
Ogni pezzo viene accuratamente corredato di spiegazioni chiare e mai noiose. Alcuni manufatti, non ve lo nascondo, sono davvero inquietanti. Specchi magici, filtri d’amore, amuleti, ma anche spaventosi simulacri per praticare riti di morte e magia nera. Un video molto particolare mostra un’anziana donna dell’Italia meridionale mentre pratica un incantesimo attraverso la manipolazione dell’olio d’oliva.
La dimensione del magico e del soprannaturale è sempre stata più legata alla donna che all’uomo. Nelle società dei cacciatori-raccoglitori la donna veniva divinizzata probabilmente per la sua capacità di creare la vita; nelle società agricole a questo “potere” si aggiungeva quello di protettrice della casa e della salute della famiglia. Pensandoci bene sono caratteri comuni anche al culto cristiano di Maria.
Ecco allora che nella seconda sezione del museo si entra nel pantheon delle divinità femminili. Si incontrano le dee della mitologia greco-romana, quelle fondamentali della cultura egizia ma ci si avvicina anche a culti tipici delle nostre zone. Quali? In particolare quello delle Dee Madri, diffuso in Liguria e in tutta l’area mediterranea. Avete presente quelle figurine paffute che attraverso le loro forme richiamano proprio la simbologia della fertilità? Alcune, divenute molto famose, sono state ritrovate ai Balzi Rossi, la splendida spiaggia sul confine italo francese ricca di ripari preistorici.

Questa foto è tratta dalla pagina I Segreti della Val Nervia e dintorni
Cosa hanno a che fare le dee con la stregoneria? Le pratiche e i simboli collegati alla divinità femminile verranno messe in discussione e subiranno un processo di demonizzazione, fino a venire sovrapposti alla figura della strega adoratrice di Satana. In uno dei primi processi svoltosi a Milano, due donne vennero accusate di recarsi nella notte a seguire proprio il culto di una divinità femminile, che gli inquisitori identificarono con la dea Diana, legata alla caccia ma anche alla luna e quindi alle tenebre. Da dee a figure diaboliche insomma.
Anche in questa sala colpisce positivamente un allestimento moderno che favorisce l’interazione del pubblico, in particolare i curiosi pannelli apribili dal visitatore.

Foto di Andrea Bosio dalla pagina www.archilovers.com
Sempre a proposito di donne, forse le vere protagoniste del museo di Triora, la terza sala è dedicata alla “magia naturale” praticata dalle signore delle erbe, le dominae herbarum.
La guarigione e il benessere attraverso ciò che offre la Natura fa parte da sempre della storia dell’uomo. Una tradizione antica come il mondo che per fortuna ultimamente sta tornando in auge. Nel passato era la forma più importante di medicina, un luogo sul confine tra la scienza, la fede e appunto la magia.
Queste zone della Liguria sono state frequentate fino dalla Preistoria e hanno ospitato popolazioni molto legate alla terra e alla natura come i Liguri e i Celti, pensiamo all’importanza delle erbe nelle cerimonie dei druidi. E’ quindi ovvia la presenza di una tradizione radicata di profonda conoscenza delle proprietà delle piante e dei loro svariati utilizzi.
Nel corso dei secoli queste conoscenze si tramandarono, soprattutto da madre a figlia, per via femminile. In un gradevolissimo video di questa sala potrete vedere un’ intervista a una deliziosa signora di Triora depositaria di questo sapere ricco e affascinante.
Anche in questo caso il collegamento con la tragedia del processo di Triora è molto semplice. Le prime a essere accusate di stregoneria furono proprio le donne esperte conoscitrici della guarigione attraverso le erbe. Intanto perché avevano un “potere” piuttosto importante, quello di governare la salute. Questo potere ovviamente non sempre funzionava, così le guaritrici potevano essere facilmente incolpate di aver provocato la morte del paziente. Erano donne che manipolavano unguenti, pozioni, balsami: tutti composti identificabili, volendo, con veleni o filtri per incantesimi. Per procurarsi le erbe dovevano spesso assentarsi per raggiungere luoghi impervi, si poteva pensare quindi che andassero a chissà quale convegno diabolico. Avevano insomma il profilo ideale per cadere tra le braccia degli inquisitori.
In questa sala l’interazione sensoriale è massima. E’ possibile annusare da appositi mobili le erbe lunari, solari e “magiche”, toccarle, giocare con i cinque sensi per entrare in un universo poco conosciuto.
Con la quarta sala si conclude il nostro percorso all’interno del nuovo museo di Triora. Dopo essere entrati in contatto con il pensiero magico, il culto delle divinità femminili e i misteri delle erbe, siamo pronti a comprendere come sia stata possibile l’invenzione della strega diabolica, cioè della strega adoratrice di Satana. E di conseguenza come sia stato possibile il tragico processo di Triora.
Uno dei curatori della parte storica e scientifica del museo, lo storico Paolo Portone, ha spiegato durante l’inaugurazione dello scorso anno come il termine più corretto sia proprio “invenzione”. Non solo perché le streghe non sono mai esistite, ma perché qualcuno le ha proprio create dal nulla…
L’idea della strega come seguace del diavolo infatti non è molto diffusa prima del Quattrocento. Fino ad allora le fattucchiere erano considerate donne che praticano la magia per fini malvagi, una sorta di maghe cattive come quelle delle favole. A partire circa dal XV secolo la strega diventa invece la personificazione stessa del Male, un pericolo sociale per la comunità. Perché questo mutamento?
Per secoli la Chiesa ha chiuso un occhio davanti a tutta una serie di pratiche e credenze risalenti al paganesimo, che convivevano o si sovrapponevano senza troppi problemi alla dottrina cristiana. Erano particolarmente diffuse proprio nelle zone più periferiche, come ad esempio le Alpi Occidentali di cui Triora è uno dei confini meridionali.
Alla fine del Medioevo la Chiesa entra in un periodo di forte crisi che culminerà con la Riforma protestante e le sanguinose guerre di religione: quando è “necessario” serrare le file, la tolleranza venne messa da parte. Tutto ciò che si discostava dalla dottrina divenne un nemico, le antiche tradizioni vennero proibite e in molti casi messe sullo stesso piano delle eresie. Nel caso delle streghe addirittura su un piano peggiore perché gli eretici andavano contro la Chiesa, le streghe obbedivano direttamente al diavolo…
Il sito dei Viaggiatori che ignorano è pieno di tragici esempi delle conseguenze di questo cambio di rotta.

Foto di Sandro Oddo dal sito http://2014.bandierearancioni.it/
Un’aspetto che rende Triora unica è che qui si concentrano tutti gli aspetti di questo incredibile periodo di follia. Il famoso processo del 1587 è l’episodio più conosciuto, ma non meno importante è la feroce predicazione di San Bernardino da Siena nel secolo precedente. Il frate francescano, che venne a visitare queste terre e a cui venne dedicata una splendida chiesa del borgo, è uno dei primi creatori del mito della strega diabolica che si diffonderà nei secoli successivi. E proprio qui a Triora, proprio nella chiesa di San Bernardino, si vedono per la prima volta in un affresco eretici e “fatuciere” bruciare all’inferno nella stessa fornace ardente.
La caccia alle streghe portò a tre secoli di sospensione della ragione umana. Le stime, al ribasso, parlano di 100.000 persone inquisite e di 60.000 esecuzioni capitali: la stragrande maggioranza delle vittime furono proprio le donne.
La sezione è dedicata ai documenti del processo, potrete anche trovare libri di magia e manuali per l’inquisitore. A impreziosire la sala un toccante video riprodotto a ciclo continuo dove l’attrice Laura Sicignano interpreta Franchetta Borelli, una signora delle erbe sopravvissuta a ore di interrogatori e torture.
Si esce dal museo con una sensazione mista di inquietudine e piacere per aver imparato qualcosa di interessante, in modo moderno e coinvolgente. Ancora una volta viene dimostrato che la cultura, quando viene presentata nel modo giusto, sa essere davvero attraente.
L’obbiettivo di dare in qualche modo una giustizia postuma a queste donne è stato pienamente raggiunto. Per il museo di Triora questo è solo l’inizio, in attesa del suo completamento, ma se il buongiorno si vede dal mattino…
Spero che questo articolo vi sia piaciuto, condividetelo come meglio credete così portiamo un bel po’ di visitatori al nuovo Museo di Triora e in generale a questo splendido borgo. Vi consiglio di visitare anche il Museo Etnografico, dove tra l’altro potrete farvi dare le chiavi della chiesa di San Bernardino.
Se non avete ancora scaricato la guida omaggio del blog potete farlo qui.
Non mi resta che salutarvi e ringraziarvi per il tempo che mi avete concesso, ci sentiamo al prossimo tesoro del Ponente, buona Liguria a tutti!
Informazioni pratiche:
Per arrivare a Triora: uscite dall’Autostrada dei Fiori al casello di Arma di Taggia, raggiunta la Via Aurelia (terza rotonda) girate a sinistra fino a un’ulteriore rotonda dove troverete la deviazione per Triora (strada SP548, circa 35 minuti di viaggio).
Per gli orari di apertura dei musei vi consiglio di telefonare prima alla Pro Loco Triora (0184 94477).