I festeggiamenti in onore di San Benedetto Revelli a Taggia
“La tradizione non consiste nel conservare le ceneri, ma nel mantenere viva una fiamma.”
Jean Léon Jaurès
Ogni anno la città di Taggia, una delle più antiche della Liguria di Ponente, dedica il mese di febbraio ai festeggiamenti in onore di San Benedetto Revelli.
E’ un santo poco conosciuto fuori dalla Regione, ma ha una grande importanza per questo borgo medievale perché lo ha salvato per ben due volte dalla distruzione.
Se vuoi sapere come è nata questa grande festa popolare e magari come puoi farne parte, il prossimo articolo fa al caso tuo.
I festeggiamenti in onore di San Benedetto Revelli consistono in una serie di appuntamenti indipendenti tra loro che coprono quasi interamente il calendario di febbraio. La loro origine si perde nel passato e nel corso dei secoli gli inevitabili cambiamenti si sono sempre sposati felicemente con la tradizione. Il risultato è un mese intenso di festa in cui la città si raccoglie attorno alla propria identità.
Il sabato del fuoco
Se passi da Taggia il secondo sabato di febbraio troverai gli abitanti piuttosto indaffarati.
Li vedrai in mezzo ai vicoli e alle strade del centro storico intenti a costruire grandi cataste formate soprattutto da legno d’ulivo.
Durante la serata questi enormi falò verranno accesi e bruceranno tutta la notte
L’effetto per chiunque guardi Taggia dal mare o dalle colline è straordinario, ma lo spettacolo vero è nelle vie della città.

Foto dal gruppo “Sulle orme di San Benedetto”
Taggia si riempie di visitatori provenienti anche da molto lontano.
Il riflesso dei fuochi nella notte sulle antiche architetture è veramente suggestivo, si ha la sensazione di essere tornati in un’epoca lontana. Ricordo ancora la prima volta che mi portarono, ero molto piccolo e mi sembrava di essere finito in un un film o in una fiaba.
Tutti cercano un posto in prima fila per assistere in diversi punti della città alle cascate di fuoco, spettacolari fontane luminose che danno il via alla festa nella prima parte della serata.
Un altro richiamo forte alla simbologia del fuoco, forse il più caratteristico, è sempre stato rappresentato dai furgari. Si tratta di sezioni di canna di bambù riempite con una miscela di polveri infiammabili. Una volta accesi, i furgari producono una fiammata che varia in base alle dimensioni della canna.
Immagino ti starai chiedendo cosa c’entri tutto questo fuoco con la festa dedicata a un santo. Per risponderti devo raccontarti una storia che si perde appunto nel Medioevo.

Foto dal gruppo “Sulle orme di San Benedetto”
San Benedetto Revelli nacque a Taggia nel nono secolo e in giovane età decise di diventare monaco. Si ritirò così come eremita nella splendida isola Gallinara, nel tratto di mare tra Alassio e Albenga. Nonostante l’isolamento, la sua fama di santità cresceva sempre di più, così dopo alcuni anni venne nominato suo malgrado Vescovo di Albenga.
Il periodo era molto difficile perché l’Impero carolingio si stava disgregando e con esso veniva meno la già poca sicurezza di quegli anni. La costa del Ponente, periferica e poco protetta, era infatti in balia delle incursioni dei Saraceni.
Agli abitanti non restava allora che rivolgersi all’unica autorità rimasta: la Chiesa. Il vescovo San Benedetto Revelli non si occupava quindi solo della cura delle anime, ma anche di mandarle al Creatore il più tardi possibile. In particolare viene ricordato dalla storia come protagonista di primo piano nell’organizzazione delle difese costiere.
Secondo la leggenda, mentre i Saraceni si stavano avvicinando dal mare per assalire Taggia, San Benedetto ordinò ai cittadini di accendere enormi falò e fare un gran baccano. I Saraceni nella notte sbarcarono sulla spiaggia di Arma ma videro Taggia illuminata a giorno dal fuoco e sentirono le grida degli abitanti. Pensando quindi che qualche loro collega stesse già saccheggiando la città, e che quindi il bottino sarebbe stato piuttosto magro, decisero di cambiare programma.
Un’altra variante della leggenda vede sempre i Saraceni che stanno per sbarcare e si preparano a saccheggiare Taggia, ma in questo caso gli abitanti sono ignari del pericolo e se la dormono tranquillamente. Quando ormai il destino della città sembra segnato, San Benedetto invia ai nemici la visione di Taggia in fiamme e questi, come nella prima versione, tornano sui loro passi. Solo il giorno dopo i taggiaschi si accorgono di quello che è successo vedendo i segni dello sbarco.
Ecco quindi che ogni anno Taggia ricorda questo episodio, confuso tra storia e leggenda, e lo rievoca ritornando nel Medioevo.
Nell’età buia, che forse tanto buia non era, non si negava mai ospitalità ai viandanti e ai pellegrini che sostavano nelle città. Questa tradizione rivive oggi nelle cantine private sulle vie del paese, che durante la notte del fuoco si aprono ai visitatori offrendo un bicchiere di vino e prodotti locali.
Il successo di San Benedetto è stato bissato lo scorso anno anche in estate, con una giornata ricca di appuntamenti culminata con un suggestivo spettacolo di luci sul lungo ponte romanico che attraversa il torrente Argentina.

Foto dal gruppo “Sulle orme di San Benedetto”
Guerra e Pace
La festa di San Benedetto Revelli è collegata ad un altro episodio storico in cui Taggia se la vide davvero brutta.
Durante la Guerra dei Trent’anni, all’inizio del Seicento, il Duca di Savoia cercò di approfittare del conflitto per espandersi nella Liguria di Ponente e sottrarla alla Repubblica di Genova.
Vincendo alcune dure battaglie sui crinali alpini, i Piemontesi sembravano avere la meglio e Taggia, fedelissima a Genova, rischiava di essere duramente colpita e saccheggiata.
I taggiaschi non sapevano più dove sbattere la testa. Genova era impegnata su altri fronti e non poteva aiutarli: potevano affidarsi soltanto all’intervento divino.
Si decise così di rivolgersi al santo che già nel Medioevo aveva salvato la città. Il voto venne pronunciato nel corso di una solenne cerimonia pubblica.
Il 26 aprile 1625, con delibera del Parlamento cittadino alla presenza del Consiglio degli Anziani, Taggia si affidava all’intercessione di San Benedetto Revelli perché tenesse lontani i lutti e le distruzioni della guerra. La città si impegnava a costruire un Oratorio dedicato al Santo e a celebrarlo con una processione il 12 di febbraio di ogni anno.
L’esercito piemontese arrivò alle porte della città ormai indifesa ma, invece che prenderla e saccheggiarla, accettò una piccola somma di denaro in segno di resa e si limitò ad occuparla. Ancora una volta San Benedetto Revelli ci aveva messo una buona parola ai piani alti.
I nemici rimasero a Taggia per 58 giorni ma nessun abitante venne toccato o maltrattato, cosa rara all’epoca. Alla fine si ritirarono pacificamente, preoccupati per la controffensiva dei Genovesi.
L’anno dopo, nel 1626, iniziarono ufficialmente i festeggiamenti e venne intitolato a San Benedetto Revelli un Oratorio comprato con i soldi pubblici dedicato in precedenza alla Madonna Assunta.
Negli ultimi quarantanni questi episodi storici sono ricordati con una serie di manifestazioni uniche e di grande richiamo.
Grazie al lavoro silenzioso di tanti appassionati, la città ritorna per un fine settimana il ricco borgo del Seicento fedele alla Superba.
Di solito il sabato mattina inizia con un mercatino dedicato ai prodotti tipici e all’artigianato e termina con i primi spettacoli degli sbandieratori. Nel pomeriggio si svolgono una serie di rappresentazioni storiche legate alla guerra. I protagonisti diventano alcuni tra i migliori gruppi di rievocazioni storiche del Nord Italia, che ricostruiscono le battaglie del 1625 tra le popolazioni locali e i Savoia.
La domenica mattina è veramente suggestiva. In ogni angolo del borgo vengono recitate e replicate piccole “scenette” teatrali in costume, tutte rigorosamente ambientate nel Seicento. Gli abitanti diventano attori e sembra davvero di essere tornati indietro nel tempo.

Foto Loredana Moraglia
Nel pomeriggio della domenica va in scena il gran finale, con uno dei cortei storici più ricchi d’Italia.
Un numero incredibile di figuranti sfila per le vie di Taggia indossando preziosi abiti confezionati seguendo una rigorosa ricerca storica. Tutte le classi sociali e i diversi mestieri vengono rappresentati. Il tema è il voto del 1625, che viene rinnovato solennemente da chi interpreta i vertici del potere cittadino dell’epoca, e da tutta la città rappresentata dal corteo.
Altre due date importanti
Oltre al sabato dei fuochi e al week end delle rievocazioni storiche, è d’obbligo ricordare altri due appuntamenti fondamentali.
Il 12 febbraio si svolge la cerimonia religiosa vera e propria, con la processione tra la Chiesa parrocchiale e l’Oratorio di San Benedetto Revelli. In questa occasione le reliquie del santo vengono portate nelle vie della città antica.
La domenica successiva viene organizzata una grande fiera che nella tradizione era quella delle piantine da orto, uno degli storici mercati cittadini che seguivano il ciclo dei lavori stagionali nelle campagne.
Concludendo…
Non credo sia facile trovare altri casi di attaccamento alla propria storia e alle proprie tradizioni come quello costituito dai festeggiamenti che Taggia dedica a San Benedetto Revelli. Spero di averti fatto comprendere in qualche modo come tutti questi appuntamenti siano interessanti e di grande richiamo. Si ripetono tutti gli anni quindi segna sul calendario il mese di febbraio.
Per il 2018, a causa dei rinvii per il meteo, sei ancora in tempo per l’ultimo weekend che inizierà in via del tutto eccezionale sabato 17 marzo e si concluderà con il corteo domenica 18 marzo. Cerca di partecipare, non te ne pentirai.
Non mi resta che salutarti e darti appuntamento al prossimo tesoro del Ponente. Buona Liguria!
Grazie.Leggo sempre con immenso piacere i tuoi articoli che mi riportano nei luoghi che più amo e con la mente torno tra le vie e la gente del posto.Stampo sempre le tue pubblicazioni,si sta formando un volume bellissimo.
Mi fa davvero molto piacere, è un grande incoraggiamento per migliorare la qualità del blog. Grazie di cuore!