Luoghi da visitare

Il Santuario di Montegrazie a Imperia

 

Fatemi una cortesia: mettete il luogo che sto per raccontarvi in cima alla vostra lista di posti da visitare nel Ponente Ligure, perché davvero non potete perdervelo.

E’ incredibile come esistano dalle nostre parti, anche vicinissimo alla costa, opere d’arte di grande pregio che i turisti praticamente non conoscono e che quindi rischiano di venire dimenticate e abbandonate.

E’ il caso del Santuario di Montegrazie, nel Comune di Imperia, a quindici minuti in auto da Porto Maurizio

Foto Meraviglie di Imperia e dintorni

Qui per fortuna il rischio di abbandono è abbastanza basso perché un’associazione di volontari, gli Amici del Santuario di Montegrazie, si prende cura del luogo dando così anche una mano alla Diocesi.

Qualche settimana fa ho partecipato a un evento organizzato proprio a Montegrazie dall’amico Paolo di Meraviglie di Imperia e dintorni.

Meraviglie di Imperia e dintorni è una pagina facebook seguitissima in rete ma da un po’ di tempo è anche un progetto presente sul territorio per fare conoscere i luoghi più interessanti della Provincia di Imperia, in particolare proprio quelli meno battuti dai turisti.

Il programma dell’evento prevedeva la visita guidata al Santuario e una degustazione di prodotti del Ponente Ligure nel vicino ristorante.

Niente male, vero?

Durante la visita ci ha accompagnato il signor Giovanni Vassallo, che fa parte appunto dell’associazione Amici del Santuario di Montegrazie, raccontandoci, con la passione di chi ci tiene, i tesori custoditi al suo interno. 

Spero di aver preso buona nota, la prossima volta al limite mi prenderò qualche bacchettata…

Foto Meraviglie di Imperia e dintorni

Le origini del Santuario di Montegrazie e gli esterni 

Secondo una tradizione comune anche ad altri luoghi di culto mariani del Ponente Ligure, la nascita del Santuario sarebbe legata all’apparizione della Madonna ad una pastorella muta.

La piccola riprese miracolosamente la parola e disse al padre che la Vergine desiderava venisse edificata una cappella a lei dedicata proprio su questa collina.

Fu costruita così una piccola chiesetta, tuttora esistente, vicino a una torre di avvistamento.

Abbiamo potuto ammirare, alla base del campanile, l’antica cisterna dell’acqua probabilmente collegata alla torre.

Nel Quattrocento venne edificata di fianco alla cappella una chiesa più grande, in stile tardo romanico influenzato dal gotico.

Mi ha colpito per le eleganti proporzioni, la qualità della pietra tagliata finemente e le perfette file di archetti pensili che movimentano il perimetro.

Foto di Meraviglie di Imperia e dintorni

Nel 1633 vedeva la luce addirittura una terza struttura, la cappella della Madonna dell’Acqua, di cui rimane però solo la parete di fondo dotata di fontana.

Per alcuni fu distrutta dal generale Massena durante le guerre napoleoniche.

A parte le costruzioni questo poggio ha davvero qualcosa di magico. 

Circondati da colline ricoperte di ulivi, possiamo godere di un panorama ampio e rilassante scorgendo il mare in lontananza. 

Suggestiva, come mi faceva notare Paolo, anche la collocazione del cimitero del paese sulla collina opposta, in perfetta asse con l’entrata del Santuario.

Foto Meraviglie di Imperia e dintorni

Gli interni del Santuario di Montegrazie: un gioiello da preservare  

Con il passare del tempo il Santuario di Montegrazie acquistò sempre più prestigio: le offerte e i lasciti permisero di abbellirlo con tesori di grandissimo pregio.

Nel 1478, sotto il dominio degli Sforza che avevano in quel periodo il controllo su Genova, arrivò un prezioso polittico del pittore milanese Carlo Braccesco, ora conservato nella chiesa parrocchiale del paese. Consigliatissima una deviazione al ritorno per ammirarlo e visitare il borgo.

Raffigura al centro la Madonna con il Bambino, circondati nei vari scomparti da diversi Santi. Si rimane abbagliati per l’utilizzo di una sfarzosa decorazione in oro.

E poi non dite che i milanesi portano solo le code…

A rendere famoso il Santuario di Montegrazie sono però soprattutto il suoi stupendi affreschi.

Foto Meraviglie di Imperia e dintorni

Entrando al suo interno veniamo avvolti da una cascata di colori proveniente da una decorazione che ricopre quasi tutti i muri. 

Se siete d’accordo cerco di descrivervi le varie sezioni.

Sulla parete sinistra i fratelli Matteo e Tommaso Biazaci da Busca dipinsero, sempre a fine Quattrocento, un complesso ciclo dedicato al destino delle anime nell’Oltretomba.

In alto ecco il Giudizio Universale con il Paradiso, identificato nella città celeste di Gerusalemme, il Purgatorio, il Limbo e l’imbocco della buca infernale.

I dannati infatti cadono nei livelli inferiori, divisi in sette sezioni come sette sono i peccati capitali.

Qui vengono orribilmente seviziati da paurosi diavoli: la loro pena è sempre collegata alla loro colpa, secondo il contrappasso.

Ad esempio i peccatori nella gola sono costretti a guardare affamati una tavola imbandita, ma non possono toccare il cibo.

Foto Meraviglie di Imperia e dintorni

Chiude la fila uno splendido Memento Mori, cioè un “ricordati che devi morire” proprio come nel film “Non ci resta che piangere” con l’indimenticato Massimo Troisi.

Un giovane in piena salute non sa che sta per essere trafitto dalla freccia fatale della Morte. Un diavolo lo esorta a non preoccuparsi dei suoi peccati, perché ha tanti anni davanti e avrà tempo per pentirsi, mentre un angelo lo mette in guardia.

Molto suggestiva nei registri inferiori la cavalcata dei Vizi.

Sette figure a cavallo di diversi animali impersonificano gli stessi peccati capitali raccontati sopra lanciandosi al galoppo verso le fauci di un enorme demone con la bocca spalancata.

Fa sorridere la lussuria rappresentata come una donna col gonnellino un centimetro sopra il ginocchio…

Foto Meraviglie di Imperia e dintorni

Di fianco ai Vizi la calma ascetica di sette signore che invece impersonificano le Virtù.

Originalissimi gli affreschi collocati più in basso, pensati come se fossero le illustrazioni di un catechismo.

I pittori mettono a confronto scene in cui ci si avvicina alla morte nel peccato o nella grazia di Dio. 

Anche qui non manca un movimento quasi da fumetto moderno, come ad esempio nel riquadro dove un diavolo salta sul letto di un moribondo strappandogli l’anima dalla bocca, per lo sconforto dell’angelo custode.

Tutta la parete insomma, secondo un linguaggio che avevamo già visto a San Bernardino di Triora, non è altro che un monito a vivere da buoni cristiani per non incappare nella dannazione eterna.

Un linguaggio di una tale potenza espressiva che doveva risultare terribilmente efficace per le donne e gli uomini del Quattrocento.

Le tre navate terminano con tre absidi.

In quella di sinistra sono protagonisti ancora i fratelli Biazaci con un ciclo dedicato alla vita di San Giovanni Battista.

Si apprezza la profondità spaziale di molte scene e un uso ricorrente anche se imperfetto della prospettiva.

E anche in questo caso non manca una certa crudezza nei particolari.

Anche l’abside centrale inizialmente custodiva gli affreschi dei due pittori piemontesi, che si erano cimentati nella raffigurazione del Peccato Originale.

Purtroppo andarono quasi completamente perduti e nel Seicento una bottega locale ridipinse tutto con scene della vita della Vergine.

Nell’abside destra ammiriamo invece la mano del finalese Gabriele de Cella con i miracoli di San Giacomo, Santiago di Compostela.

Lasciate che ve ne racconti almeno uno, secondo me il più interessante: il miracolo dei polli.

Un giovane sta percorrendo con i genitori il cammino di Compostela. Scende la sera così la famiglia decide di fermarsi per la notte in una locanda.

Fatto sta che la figlia dell’oste si innamora perdutamente del ragazzo, il quale però rifiuta le sue avances.

Su tutte le furie, la simpatica ragazza pensa bene di nascondere un vaso prezioso nel bagaglio dell’amato e di accusarlo del furto al momento della partenza.

Il giovane viene giudicato colpevole finendo il suo viaggio con il cappio al collo.

I genitori sono straziati dal dolore ma decidono di portare a termine il pellegrinaggio per onorare il figlio.

Sulla via del ritorno li aspetta un’incredibile sorpresa.

Il figlio è ancora appeso alla forca ma è vivo, sorretto da San Giacomo in persona!

I genitori si precipitano allora dal giudice, che sta pranzando, per raccontare l’accaduto e chiedere di liberare il ragazzo.

Si vedono rispondere con una sonora risata…

“Vostro figlio è vivo quanto questi polli che sto mangiando!”   

E in quello stesso istante i polli arrosto tornano miracolosamente in vita e si mettono a svolazzare per tutta la stanza.

Il giovane viene liberato e può tornare a casa con i suoi genitori.

Foto Amici del Santuario di Montegrazie

Sono sempre di Gabriele de Cella i rari affreschi su colonna raffiguranti Bernardino da Feltre, “inventore” dei monti di pietà, e due ex voto legati al mare.

Sulla parete destra ritroviamo i colori vivaci di Pietro Guido da Ranzo, pittore che avevamo già apprezzato al Santuario di Rezzo.

Il tema è la Passione di Cristo.

In origine gli affreschi della parete erano ancora dei Biazaci ma anche questi andarono perduti probabilmente per problemi di infiltrazione d’acqua. 

Il Santuario di Montegrazie subì nel periodo barocco uno strano destino comune a molte chiese del Ponente Ligure.

Il gusto della Controriforma portò infatti alla costruzione di cinque altari, e fin qui tutto bene, ma anche, pensate, alla copertura con intonaco di tutti gli affreschi, che vennero riscoperti solo alla fine dell’Ottocento.

Tutto l’impianto barocco venne lentamente rimosso, tranne il prezioso altare maggiore, e a metà del Novecento gli affreschi furono visibili in tutto il loro splendore. 

Allora, vi ho fatto venire voglia di andare a visitare il Santuario di Montegrazie? Spero proprio di si ma c’è ancora una curiosità…

Sapete che potreste calpestare lo stesso terreno su cui è passato un personaggio storico importantissimo?

Il visitatore più illustre è stato uno dei presidenti americani più amati, uno dei quattro scolpiti sul monte Rushmore.

L’undici aprile 1911 venne infatti al Santuario Theodore Roosevelt, in visita alla cognata che si era trasferita al Prino. 

Le cronache dell’epoca raccontano di un personaggio cordiale che salì da Porto in carrozza e volle poi scendere a piedi, fermandosi a parlare con i contadini che stavano lavorando.

Immaginiamo gli abbiano offerto un bicchiere di pigato o di vermentino, proprio come quello che abbiamo bevuto noi dopo la visita.

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C’è un piccolo regalo per voi su questa pagina se è la prima volta che visitate il blog. Buona Liguria!

Informazioni pratiche – Come raggiungere il Santuario di Montegrazie

L’uscita autostradale più comoda è Imperia Ovest. La stazione ferroviaria più vicina è quella di Imperia. Il paese è raggiungibile anche in autobus ma tenete conto che il Santuario dista circa un chilometro dal paese.

Per le visite vi consiglio assolutamente di mettervi in contatto con Amici del Santuario di Montegrazie o Meraviglie di Imperia e dintorni, seguendo i link che ho inserito nell’articolo: il Santuario viene aperto solo in occasione di visite guidate o eventi.

Fortemente consigliata una visita al paese, alla chiesa parrocchiale e, perché no, al ristorante vicino al Santuario.