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Il Santuario di Rezzo

Il Santuario di Rezzo è un altro dei tanti gioielli nascosti del Ponente Ligure che meriterebbero di essere più pubblicizzati. Proviamo a scoprirlo insieme.

Lo puoi raggiungere imboccando la deviazione poco a sud di Pieve di Teco, sulla strada per Albenga, che porta nella valle della Giara.

Questa zona, che oggi risulta un po’ nascosta, era un tempo fondamentale per il collegamento tra Piemonte e Liguria, perché sui crinali passava un tratto della via Marenca. Da queste parti i Genovesi, che controllavano Rezzo, e i Savoia, proprietari di Cenova e Lavina, erano spesso in contrasto. La stessa nascita del Santuario di Rezzo testimonia questa convivenza conflittuale.

Inizialmente furono infatti alcuni monaci piemontesi a muoversi per costruire un convento su un terreno che avevano ricevuto in dono. Gli abitanti di Rezzo erano d’accordo ma i Genovesi non gradivano la presenza di un centro religioso che avrebbe potuto avere influenze sabaude.

Dopo una lunga serie di vicissitudini, fu edificata una chiesa, senza convento, solo grazie all’impegno finanziario delle famiglie nobili del borgo e alle braccia della gente comune. La chiesa è rimasta così sempre di proprietà della Comunità, non della Curia.

Il Santuario è dedicato alla Madonna Bambina e a Nostra Signora del Santo Sepolcro. Si trova sopra l’abitato: se vuoi puoi salire in auto o anche a piedi, prendendo la mulattiera che inizia nella parte alta del paese.

Arrivando si rimane stupiti da questa notevole costruzione bianca immersa in un bosco di castagni.

Un accogliente portico sorretto da agili colonne domina la facciata, impreziosita da un rosone e dal portale in pietra finemente decorato. Sul lato destro svetta il campanile a cuspide ottagonale, su quello sinistro si apre un altro bel portale laterale scolpito.

Entriamo.

L’interno è diviso in tre ampie navate da imponenti colonne in pietra nera. Sono molto interessanti i sedili, sempre scolpiti nella pietra, che troviamo a metà della chiesa. 

Alla fine della navata destra è possibile scendere nella cripta del santuario. Qui troviamo un bell’altare in pietra probabilmente opera dei lapicidi di Cenova. E’ probabile che tutte le opere in questo materiale siano in qualche modo collegate a Cenova, che dista pochi chilometri.

Il Santuario ha subito vari interventi che hanno sovrapposto diversi stili. Al romanico-gotico delle origini si è aggiunto il barocco negli altari laterali e in quello maggiore. La testimonianza più significativa del periodo barocco è però data dalla bellissima scultura della Madonna col Bambino di Filippo Parodi. Il grande scultore genovese si perfezionò a Roma sotto la guida del Bernini e diffuse la potenza espressiva del barocco romano in Liguria e nel Veneto.

Di stile tardo-gotico sono i due cicli di affreschi che potrai ammirare sulla parete della navata destra.

Ho un debole per questo tipo di raffigurazioni per la loro grande carica espressiva. Sono chiamate “Bibbia dei poveri” perché servivano ad insegnare le storie della Bibbia e dei Vangeli agli analfabeti, cioè alla maggior parte della gente. Ma la loro funzione principale era forse quella di inculcare i precetti della Chiesa, forzando la mano su ciò che sarebbe toccato a chi fosse vissuto nel peccato. 

Il primo ciclo esemplifica molto bene proprio questo concetto. In origine raffigurava Inferno, Paradiso e Purgatorio e i mesi dell’anno. Le parti meglio conservate riguardano l’Inferno con i diavolacci ad arrostire e malmenare in vari modi i poveri dannati. Un monito senz’altro molto duro per i fedeli.

Tipica della pittura alpina dell’epoca anche la cavalcata dei vizi. Figure umane in groppa ad animali cavalcano decisi verso la bocca di uno spaventoso mostro. E’ una metafora dei 7 peccati capitali che portano l’uomo verso l’Inferno. Non si conosce l’autore di questi dipinti.

Gli altri affreschi invece portano la firma di Pietro Guido da Ranzo, artista molto attivo in valle Arroscia. Qui si parte dal peccato originale sconfitto con la venuta di Cristo, la sua Passione e la Resurrezione. Tutto è raccontato con una sequenza di grandi riquadri che ricordano una rappresentazione teatrale. E’ un catechismo visivo di grande impatto, con colori vivi e scene drammatiche. La ricchezza di particolari ci permette di immaginare con una certa precisione come dovevano essere gli utensili e gli abiti usati nel Cinquecento.

Usciamo da questa chiesa che racchiude davvero inaspettati tesori.

A “custodia” del Santuario di Rezzo, a poche decine di metri, da un po’ di anni è attiva l’azienda agricola di Barbara Saltarini

Nell’agriturismo si possono gustare i prodotti del territorio, in particolare i formaggi e i latticini ricavati dal latte delle capre allevate sul posto e nei pascoli delle Alpi Liguri. Vengono prodotti nel caseificio di fianco al ristorante, dove si possono anche acquistare. Barbara si può trovare anche in molte fiere del Ponente Ligure.

Se vuoi passare una domenica perfetta a Rezzo visita il paese e il Santuario, ma non dimenticarti di prenotare un pranzo qui e di fare scorta di questi straordinari prodotti. 

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A presto!

Alberto